sabato 2 novembre 2013

R. Moretti, Resa senza condizioni. L’operazione Sunrise, consulenza editoriale di Maurizio Pagliano, Mursia, Milano, 2013, pp. 231, Euro 16.

Paragonabili a una avvincente spy story, le trattative di resa vennero condotte tra Karl Wolff, comandante delle SS in Italia, e Allen Dulles, responsabile dei servizi americani di Berna, tramite il barone Luigi Parrilli, il maggiore Max Waibel, dei servizi di intelligence svizzeri, e il pedagogo Max Husmann di Zurigo.
  La formula della resa incondizionata pretesa dagli Alleati era dettata dall’esigenza di tenere compatta l’alleanza contro l’Asse nazifascista, puntando soprattutto alla vittoria totale. Ma l’operazione Sunrise fu molto avversata da Mosca: la fine anticipata del conflitto avrebbe fatto avanzare le truppe alleate in Italia ancora più a est, sottraendo territori al controllo sovietico. Questo giustifica le forti rimostranze di Stalin a Roosevelt quando intravide l’eventualità che si concretizzasse una resa anticipata dei tedeschi. 
  Le forze dell’8a armata britannica perdettero la corsa per Trieste, ma riuscirono a bloccare l’espansione del totalitarismo comunista vicino ai confini dell’Italia. Dulles era consapevole del rischio che le vittorie militari dell’Armata Rossa aumentassero la loro influenza sui Paesi liberati. Ma Roosevelt e gli esponenti delle forze armate consideravano prioritario mantenere l’alleanza con la Russia fino alla completa vittoria sulla Germania, in vista anche della sua entrata in guerra contro il Giappone.
  La capitolazione dei tedeschi in Italia contribuì ad accelerare il crollo del Terzo Reich. Ma rispetto ai propositi iniziali, la firma della resa avvenne con notevole ritardo, per cui le sue benefiche conseguenze furono più contenute. Il ritardo fu dovuto all’irrigidimento di Kesselring e ai tentennamenti di Vietinghoff, ma anche Mosca aveva ostacolato in tutti i modi le trattative. Oltre al timore di una pace separata, i capi sovietici si rendevano conto che una prematura resa tedesca avrebbe consentito, alle truppe alleate, di arrivare a Trieste prima di Tito. Bastarono pochi giorni di ritardo per modificare a danno dell’Italia la situazione nella Venezia Giulia, facendo subire a questa città le atrocità dell’occupazione jugoslava.
  L’operazione Sunrise concludeva la campagna d’Italia con un bilancio positivo. Senza di essa non ci sarebbe stata la liberazione di Parri e Usmiani, esponenti del Corpo Volontari della Libertà. Lo stesso Sogno fu «risparmiato» e alla fine di aprile riuscì ad andarsene dal campo di prigionia di Bolzano. Ai primi di marzo Wolff, alla presenza di Parrilli, aveva dato ordini perché fossero vietate violenze contro le persone e limitate alla «necessaria apparenza» le azioni di guerra contro i partigiani, inoltre nulla venisse distrutto né asportato.     L’intervento tempestivo di Röttiger e Wolff riuscì a salvare 139 prigionieri, fra cui personalità eminenti di diverse nazioni europee, a Villabassa vicino a Dobbiaco. Erano ostaggi «con un elevato valore di scambio» a disposizione di Kaltenbrunner, che intendeva servirsene per indurre gli Alleati a trattare. Venne garantita la sicurezza di circa 350 prigionieri di guerra angloamericani, ancora in Italia. Inoltre, a partire dal 26 aprile, cominciarono a essere rilasciati i prigionieri del lager di Bolzano e il 30 il campo fu consegnato alla Croce Rossa. Infine fu possibile recuperare i tesori d’arte provenienti dagli Uffizi e da Palazzo Pitti di Firenze, a San Leonardo (Val Passiria), dove Wolff li aveva messi al sicuro, trasgredendo un ordine di Himmler che voleva trasferirli in Austria. Stessa cosa fece per la preziosissima collezione numismatica di re Vittorio Emanuele III, conservata nel palazzo dei duchi di Pistoia a Bolzano, oltre a due miliardi di lire in denaro e titoli.
I capi delle SS non si facevano illusioni sulla loro sorte personale, nel caso di una sconfitta ormai inevitabile. Wolff e i suoi collaboratori con le trattative Sunrise cercavano, e in parte ottennero, una via d’uscita dalla trappola in cui si trovavano. Invece Himmler e Kaltenbrunner miravano ad attuare un’estrema difesa nell’Alpenfestung, la roccaforte progettata nelle Alpi, utilizzando i prigionieri e i progettisti delle nuove armi come ricatto per ottenere concessioni politiche e la loro salvezza. Ma il loro piano non riuscì.


1804, Argenta nella Repubblica Cisalpina, riporta le risposte di F.L. Bertoldi ai quesiti che dovevano servire per la compilazione di un Dizionario Geografico-Storico della Repubblica Cisalpina sul «Circondario» di Argenta, a cura di Paolo Bolognesi e Rino Moretti, Faenza, Valfrido Edizioni, 2013, pp. 76, Euro 7.

Per aver un quadro completo del suo territorio, la Re­pubblica Cisalpina istituì una Commissione con l’incarico di redigere un Dizionario Geografico-Storico. Il 2 marzo 1804 i suoi compilatori fecero recapitare alle Municipalità una serie di quesiti ai quali dovevano rispondere entro «un mese e mezzo». La Municipalità di Argenta decise di rivol­gersi al «Cittadino Canonico Bertoldi», che aveva scritto una Storia di Argenta, invitandolo ad accettare l’incarico «con veri sentimenti di stima». Il 29 maggio il Prefetto Dipartimentale gli inviò altri quesiti statistici relativi al «Circondario Argentano». In poche settimane Bertoldi rispose a entrambi i questionari con l’impegno e lo scrupolo che lo caratterizzavano. Sul nostro comune egli scrisse un documento che oggi leggiamo con estremo interesse perché ci apre una finestra sulle condizioni di vita dei nostri antenati ai primi dell’Ottocento. Dalle sue riposte Argenta ci appare sotto un duplice aspetto. Da un lato si intuisce il misero stato in cui viveva gran parte della popolazione in una società ancora preindustriale. Poche famiglie si trovavano in condizioni «mediocri», ma nella maggioranza erano da considerare «povere» e le tassazioni pesavano in modo opprimente. L’impove­rimento derivava dalle crescenti difficoltà di navigazione del Primaro e quindi dalle carenze nelle comunicazioni e nel trasporto delle merci, ma anche dalle costose e ancora inutili rettifiche del corso del fiume, come pure dalle acque stagnanti e malsane delle valli circostanti. Lo stesso Bertoldi riscontra la diminuzione della popolazione a causa di malattie, anche se ritiene di scorgere una certa ripresa. Accanto a questa realtà vi era la solidità delle istituzioni più antiche, le chiese assiduamente frequentate, il clero, gli istituti di assistenza per bisognosi, le antiche tradizioni storiche e culturali di Argenta.


R. Moretti, Perché un museo della battaglia dell’Argenta Gap?, 30 maggio 2012, pp. 60.

Relazione presentata presso l’Open Media Educational di Argenta, promossa da Francesco Medini e Fulvia Dalpozzo, alla presenza di un gruppo di persone interessate all’argomento. Sono ricordati i precedenti tentativi fatti dall’autore per dar vita a un Museo della battaglia dell’Argenta gap e il suo inserimento nel «Progetto Linea Gotica» della Regione Emilia-Romagna (2008). Sembra opportuno che all’ultima grande battaglia, prima della disfatta delle forze tedesche, venga dedicato un museo che la illustri con un’adeguata documentazione e contribuisca alla valorizzazione della sua memoria storica. Dovrebbe ricordare alle giovani generazioni, senza più odio nella pace e nella libertà ritrovata, tutte le vittime di quei sanguinosi combattimenti e i momenti più significativi che li hanno caratterizzati. Sono allegate foto, mappe e tabelle che illustrano quella battaglia e una ipotesi di preventivo dei costi per l’allestimento.


R. Moretti, Proposta per un museo della battaglia dell’Argenta Gap (1-19 aprile 1945), aprile 2011, pp. 92.

  Il fascicolo contiene foto, mappe e tabelle riguardanti l’argomento trattato e una ipotesi di preventivo dei costi. Le fasi principali di quella battaglia, citata in tutti i testi sulla Campagna d’Italia, possono essere così riassunte: le operazioni preliminari nelle valli (1‑8 aprile); l’inizio dell’offensiva sul Senio (9 aprile); le tre operazioni anfibie Impact, poi ridotte a due, per aggirare Argenta da est (13-19 aprile). Il museo deve aver sede nella città che diede il nome a questa battaglia, nella quale si trovano il cimitero di guerra del Commonwealth e il Monumento ai Caduti di Argenta, oltre a offrire una migliore facilità di accesso e di ricezione turistica. Sono citati alcuni modelli di riferimento: l’Imperial War Museum di Londra, il Memorial di Caen, il Museo di Rimini e tanti altri. Viene indicata una soluzione possibile sulla dimensione iniziale del museo e sui suoi contenuti, mettendo in evidenza il contributo che darebbe al richiamo turistico.


Progetto per un film-documentario dal titolo La battaglia dell’Argenta Gap, soggetto e trattamento, giugno 2010, pp. 9 + 72.


  In previsione di un film-documentario su questo argomento, da un’idea di Moreno Salvigni e Giovanni Ganino, viene illustrato il progetto iniziale e il trattamento. In 14 punti essenziali sono indicati gli argomenti più adatti alla rappresentazione cinematografica, delineando l’ossatura schematica del film. È allegato un fascicolo con fotografie, mappe, disegni, tabelle e articoli da giornali che servono come traccia alla realizzazione del trattamento.

L’unica via, film del regista Don Massimo Manservigi, promosso dalla Fondazione Don Santo Perin, con la consulenza storica di R. Moretti, 2010.

Attraverso significative testimonianze è stata rievocata la vita di Don Santo Perin, dal momento in cui prese possesso della parrocchia di Bando (Argenta), fino al tragico epilogo. L’unica via è anche l’occasione per ricostruire le vicende belliche fino al 26 aprile, pochi giorni dopo la liberazione. In questo giorno Don Santo perse la vita insieme a un altro giovane, per lo scoppio di una mina, nel tentativo di recuperare il corpo di un soldato tedesco caduto nella battaglia.

Massimo Manservigi tiene corsi di tecniche di ripresa e montaggio cinematografico, insegna presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Ferrara e Bologna, è promotore in Italia della settimana del Cinema Spirituale ed è autore di numerose e apprezzate realizzazioni video. Hanno collaborato a questo film: Cesare Bastelli per la fotografia, Barbara Giordano per la sceneggiatura, Nicoletta Marzola per i costumi, Rino Moretti per la consulenza storica. Don Stefano Zanella ha offerto una interpretazione autentica e commovente di don Santo.

R. Moretti, Documentazione sugli scavi alla Pieve di S. Giorgio, (1982-83-86), riunita in fascicolo nel giugno 2009, pp 95.
  Viene descritto come nacque l’idea di effettuare degli scavi alla Pieve di S. Giorgio. Nel 1981, in seguito a una visita fatta ad Argenta dai dirigenti della Cassa di Risparmio di Ferrara, il suo presidente, il dott. Alfredo Santini, accolse favorevolmente il progetto degli scavi. Con il contributo iniziale di questo istituto, R. Moretti riuscì a promuovere la raccolta dei fondi, (10.300.000 lire), che consentirono la prima campagna di scavi. Vengono riportati i numerosi incontri fatti dal comitato che si era costituito, le lettere scritte, gli articoli dei giornali, i risultati raggiunti dagli scavi, diretti dal dott. Sauro Gelichi della Soprintendenza Archeologica di Bologna.

Rino Moretti, La battaglia dell’Argenta Gap. Guida storico-turistica, Edisai, Ferrara, 2008, pp.32, Euro 5
  Questa guida descrive in rapida sintesi quella che fu chiamata la battaglia dell’Argenta Gap (1-19 aprile 1945), l’evento più complesso dell’offensiva di primavera dell’8ª armata, ma anche il più tragico e devastante nella storia millenaria di questa città. Il libro può servire a coloro che desiderano visitare i luoghi più significativi in cui si è svolta quella battaglia. Sono riprodotte fotografie dell’epoca, cartine e mappe a colori, con dati statistici e tabelle. Completano la guida una sintesi in inglese, informazioni turistiche su Argenta e una breve descrizione delle principali attrattive, i ristoranti, le strutture ricettive.
  A conclusione del libro, l’autore esprime l’auspicio che, a questo importante episodio dell’ultima guerra in Italia, venga dedicato un museo che lo illustri con un’adeguata documentazione, contribuendo alla valorizzazione della sua memoria storica. Questo museo dovrebbe degnamente ricordare alle giovani generazioni, senza più odio nella pace e nella libertà ritrovata, tutte le vittime di quell’atroce battaglia e i momenti più significativi che l’hanno caratterizzata.
  La presentazione di questa guida è stata fatta nel maggio 2008, a cura del circolo Amici di Argenta, al Centro Culturale “Mercato”. Sono intervenuti: Giorgio Bellini, Sindaco di Argenta, Stefano Checcoli, direttore della Banca Popolare di Ravenna, Filiale di Argenta e Alberto Vistoli, presidente della Pro Loco, sponsor della pubblicazione. Moderatore: Giancarlo Bersani, vicepresidente del circolo.

Presentazione in inglese

  An accurate well-documented account of the battle of the Argenta Gap (1-19 April 1945), mentioned in all histories of the Italian campaign, which marked the spring offensive of the 8th British Army. Prepared during the winter months, its objective was to enable the Allied forces to reach the Po by the shortest route (main road n.16) and there to defeat the German troops, these being forced to fight with the river behind them and the bridges destroyed. In 2005 this author published a book entitled Argenta Gap (published by Mursia of Milan) in which he described in detail the background and the events of this battle.
  The book presented here, The Battle of the Argenta Gap, is a guide in summarized form directed at those who wish to revisit the locations in which the last great battle of the Italian campaign was fought. At the end of his book, the author expresses his hope that in Argenta a museum may be devoted to this important episode of the war in Italy, illustrating the event with appropriate records and contributing to consolidating its place in history. Such a museum should be a worthy reminder to the younger generations, living free from hatred in peace and new-found freedom, of all the victims of this atrocious battle and its most important features.

Recensioni

  Panorama Difesa, ottobre 2008. Segnaliamo volentieri questa dettagliata guida storico-turistica ai luoghi dove si svolse l’ultimo grande scontro della campagna d’Italia, la battaglia dell’Argenta Gap (1-19 aprile 1945) che vide confrontarsi alcune divisioni dell’8a armata britannica e la 29a divisione Panzer Grenadier tedesca. Furono combattimenti aspri, condizionati dalla particolare natura del terreno e caratterizzati dal coinvolgimento della popolazione civile, colpita da bombardamenti indiscriminati che ancora fanno discutere. Rino Moretti, autore della guida, ha già dedicato alla vicenda un’ottima ricostruzione storica pubblicata da Mursia nel 2005, alla quale rimandiamo per eventuali approfondimenti.

  RID Rivista Italiana Difesa, novembre 2008. Questa guida contiene la descrizione della battaglia dell’Argenta Gap (1-19 aprile 1945) che caratterizzò l’offensiva di primavera dell’8a Armata. Tale offensiva aveva l’obiettivo di arrivare rapidamente al Po e sconfiggervi le armate tedesche, costrette a combattere con il fiume alle spalle e i ponti distrutti. Il volume, che affronta anche alcune questioni strategiche relative alla battaglia, è di sicuro interesse per chi volesse ripercorrere i luoghi in cui gli Alleati si scontrarono con la 29a divisione Panzer Granadier nell’ultima grande battaglia della campagna d’Italia.

  Storia Militare, aprile 2009. Opera dello stesso autore di Argenta Gap, l’ultima battaglia della campagna d’Italia, aprile 1945, edito da Mursia nel 2005 e già recensito su “Storia Militare”, questo libro è una sintesi di quello studio e nello stesso tempo vuole costituire una guida per chi intendesse visitare i luoghi che furono teatro di quegli avvenimenti. Si tratta di un’agile pubblicazione, particolarmente curata e provvista di un corredo iconografico puntuale e di ottima qualità, costituito da interessanti foto d’epoca in bianco e nero e da chiare cartine e mappe a colori.

Rino Manica, Diario di guerra e di prigionia, 10 giugno 1940 - 7 settembre 1945, introduzione di Rino e Walter Moretti, Edisai, Ferrara, 2007, pp.96, Euro 8.

  L’autore venne richiamato alle armi subito dopo l’en­trata in guerra dell’Italia (giugno ’40) e assegnato alla 38ª compagnia T.R.T. della divisione Puglie. Come capo stazione di una radio da campo combatté sul fronte greco-albanese, poi fu trasferito in varie località del Kosovo. Dopo l’8 settembre ’43 venne preso dai tedeschi e avviato verso un campo di concentramento della Polonia, patendo la fame e le vessazioni dei lager. Trasferito a Hela, sul mar Baltico, dietro l’incalzare dell’Armata Rossa si imbarcò per Swinemünde (oggi Swinoujscie). Aggregato all’Orga­nizzazione Todt, il 2 maggio dovette fuggire di nuovo con altri 16 ex prigionieri, su un cargo che, attaccato da aerei e sottomarini russi, riuscì fortunosamente ad approdare nell’isola danese di Lolland. A Copenaghen fu assistito con generosa ospitalità dalle autorità locali (fra cui l’eminente personalità di S.A. Reale la principessa Aage Rosenborg), dalla popolazione danese e da italiani residenti in Danimarca, fra i quali ricordiamo la famiglia di origini friulane del cav. Pietro Odorico. Solo nel settembre del 1945 poté tornare in Italia e riabbracciare la famiglia, della quale da mesi non aveva notizie.
Queste vicende sono puntualmente descritte nel Diario che Manica teneva utilizzando qualunque pezzo di carta e che è stato pubblicato per desiderio della figlia Anna Maria. Nell’introduzione, Rino Moretti descrive sinteticamente la guerra contro la Grecia, dichiarata dall’Italia il 28 ottobre ’40 con «inconcepibile superficialità», contro un nemico che ben presto riuscì a schierare più divisioni dell’attaccante e a occupare un terzo dell’Albania. La Grecia fu costretta ad arrendersi solo il 23 aprile ‘41, in seguito all’intervento delle divisioni della Wehrmacht. Il Diario di Manica «è una preziosa testimonianza di uno di quei soldati che l’Italia dovrebbe degnamente ricordare e onorare. Pur trovandosi in una guerra non sentita, perché priva di qualsiasi giustificazione, hanno combattuto valorosamente in condizioni avverse, subendo una lunga prigionia e sacrificando la vita o i loro anni migliori».
Walter Moretti, nella stessa introduzione, scrive che Rino Manica ha voluto registrare nel suo Diario le “emozioni” suscitate in lui dalle sconvolgenti vicende nelle quali si è trovato coinvolto. «Egli ne vive la drammatica realtà fino allo spasimo, e ci appare ostinatamente impegnato nella ricerca di un senso da dare alle sue esperienze della violenza e del disumano». La “terra gentile” di Danimarca accoglie l’autore con i suoi compagni: con un “happy end” da favola, «la principessa Aage Rosenborg riesce a restituirli alle gioie dell’e­sistenza preparando il loro rientro in Italia, consapevoli del contributo dato alla “Redenzione” della Patria attraverso la prigionia e il loro sacrificio». A Rino Manica, nel dopoguerra, furono concesse due Croci al Merito di Guerra, per la campagna di Grecia e per la prigionia in Germania.
  Questo Diario è stato presentato nel maggio 2007 dal Circolo Amici di Argenta, col patrocinio del Comune, nella sala della Biblioteca Comunale e alla presenza di un folto pubblico. Sono intervenuti il Sindaco di Argenta, Dr. Arch. Giorgio Bellini, e il Dr. Jesper S. Jensen, Addetto Culturale della R. Ambasciata di Danimarca, che ha voluto sottolineare la sincera fratellanza con quella «terra gentile». Le relazioni sono state tenute da Rino e Walter Moretti, con proiezioni sulla guerra del fronte greco-albanese. Moderatore è stato Giancarlo Bersani, vicepresidente del Circolo.

Dopo 62 anni dal bombardamento di Argenta le lapidi dei canonici F.L. Bertoldi (qui a lato) e M. Scipioni tornano nella chiesa di San Nicolò in Argenta, a cura di R. Moretti, 9 giugno 2007, pp. 5.


  Con una iniziativa del Circolo Amici di Argenta e in collaborazione con l’Arciprete Don Tullo Toschi, le due lapidi sono state collocate dopo il restauro nella chiesa di appartenenza. Ciò è avvenuto il 9 giugno 2007, anniversario del trasferimento delle ceneri di F.L. Bertoldi dall’antico cimitero di S. Laz­zaro nel duomo di Argenta (9 Giugno 1843).
  Da tempo il ricercatore Vanni Geminiani segnalava l’opportunità di una adeguata sistemazione di queste pietre sepolcrali, conservate dal comune di Argenta. Le traduzioni dal latino sono del prof. Don Giovanni Montanari, l’installazione delle due lapidi e le targhette sono state curate rispettivamente da Luciano Margotti e Sergio Caranti, soci del Circolo.

Memorie storiche per la vita e gli scritti del Canonico Francesco Leopoldo Bertoldi argentano, raccolte da Giuseppe Boschini ferrarese, 1829, a cura di Vanni Geminiani e Rino Moretti, Edisai, Ferrara, 2007, pp. 96, Euro 8

  Dopo la morte dello storico argentano F.L. Bertoldi (1737-1824), il ferrarese Giuseppe Boschini (1791-1854) scrisse questa sua biografia, rimasta per tanto tempo inedita. Per interessamento di Vanni Geminiani e Rino Moretti quest’opera è stata pubblicata nel 2007, con una presentazione di Giovanni Montanari. Boschini fu «profondo archeologo, valente cultore di storia patria, scrittore di Belle Arti». Amò i suoi maestri, in particolare Bertoldi, l’«illustre argentano del quale ammirava la profonda dottrina, la rara modestia, la semplicità dei modi». Dopo la sua morte Boschini volle celebrarne la vita e gli scritti con questa biografia.
  Il canonico Bertoldi è stato definito «storico, letterato e antiquario», nel senso di ricercatore e studioso di oggetti antichi. Ebbe un ingegno chiaro e acuto, con un amore instancabile per gli studi. Ordinato sacerdote nel 1760, insegnò grammatica e materie umanistiche ad Argenta e a Budrio; a Ferrara ricoprì l’incarico di «Antiquario dell’Università e custode del Museo» e fu Segretario dell’Arcivescovo Paolo Patrizio Fava. Nel 1819 i concittadini lo richiamarono in patria conferendogli i titoli di Segretario Comunale emerito e Archivista di Argenta. Fu iscritto a numerose accademie letterarie italiane e, nel 1760, contribuì a far risorgere nella sua città l’antica Accademia dei Fluttuanti, di cui fu Segretario col nome di Intraprendente.
Con le sue Memorie storiche d’Argenta, in 3 volumi (5 tomi), Bertoldi si affianca degnamente agli autori di storie municipali a carattere erudito, scritte in Italia verso la fine del Settecento. Dopo i primi volumi, per i quali ebbe un modesto contributo dal Consiglio del comune di Argenta, poté finire la sua ricerca in virtù di un contributo di 10 scudi mensili versatigli dal concittadino benefattore Gian Luigi Marianti. Rilevanti sono i suoi scritti sulla topografia storica del territorio compreso tra Ravenna e le foci del Po.
  Il ritratto del Bertoldi, riprodotto nel frontespizio del libro, fu eseguito nel 1818 da Antonio Boldini (1799-1872), uno stimato ritrattista e copista, padre del più famoso pittore Giovanni (1842-1931). Il libro riporta anche una ode del Segretario Comunale di Argenta, Giocondo Bacilieri (1843), l’iscrizione della lapide tombale, un indice dei nomi e l’elenco dei manoscritti inediti del Bertoldi.

R.Moretti, Argenta Gap. L'ultima battaglia della campagna d'Italia, Aprile 1945, consulenza editoriale di Maurizio Pagliano, Mursia, Milano, 2005, pp. 390, Euro 19,50.

Il 1° aprile 1945 il XV gruppo di armate alleate in Italia, al comando del generale Mark Clark, iniziò l'offensiva contro il gruppo d’armate “C”, comandato dal generale Heinrich von Vietinghoff. La sproporzione delle forze in campo non ammetteva dubbi sull'esito di questo attacco finale: si trattava solo di vedere in che modo la vittoria sarebbe stata conseguita. In altre parole si sarebbe potuto verificare se i piani, elaborati dal comando alleato nei mesi invernali, fossero i più idonei ad annientare le forze nemiche nel più breve tempo possibile, con perdite minime ed evitando inutili distruzioni.
Le difese approntate dai tedeschi erano imperniate sulla parte residua della Linea Gotica (dal mar Ligure, seguendo la dorsale appenninica, fino alla valle del Senio) e sulla Linea Gengis Khan (dall’Adriatico lungo i fiumi Reno, Senio e Idice) dietro la quale era stata creata l’Argenta Gap. Così era chiamara dagli inglesi l’ampia zona tra le valli di Comacchio (a est) e quelle di Marmorta (a ovest), attraversata in lunghezza dalla strada n. 16. Quelle terre erano state sistematicamente allagate o minate dai tedeschi, per cui era rimasto uno stretto passaggio (gap) verso il Nord facile da difendere e inadatto all’impiego dei mezzi corazzati. 

  La battaglia dell’Argenta Gap (1-19 aprile 1945) è ritenuta uno degli episodi cruciali e conclusivi della campagna d’Italia sul fronte della 8a armata, al comando del gen. Richard McCreery, il cui obiettivo era di far arrivare al più presto le proprie truppe al Po e qui sconfiggere i tedeschi. Dopo un lungo lavoro di ricerca negli archivi, con interviste ai superstiti degli opposti schieramenti e attraverso le testimonianze degli abitanti di Argenta, questo libro si propone di dare un quadro esauriente di quella battaglia. L’autore si chiede perché le forze dell’8a armata abbiano diretto il loro attacco principale proprio contro il settore in cui i tedeschi si sentivano più forti, una decisione che comportò molte perdite fra i combattenti e i civili, con enormi distruzioni in tutta l’area. Alla base di quegli eventi ci furono due fondamentali errori.
  Il primo venne commesso dai tedeschi. I comandanti del gruppo di armate “C”, prima Kesselring poi von Vietinghoff, non volevano combattere la battaglia decisiva a sud del Po, rendendosi conto del pericolo che le loro divisioni avrebbero corso, con quel fiume alle spalle e tutti i ponti distrutti. Ma le richieste di attuare una maggior flessibilità nella condotta delle operazioni, e preparare il ritiro a nord del Po, furono sempre respinte dall'alto comando, che esigeva la difesa di ogni palmo di terreno. Quando, alla fine della guerra, Clark chiese al generale Frido von Senger perché si fossero fatti massacrare a sud del Po, questi rispose con una parola: «Hitler!».
  Il secondo errore venne compiuto dal generale McCreery, comandante dell'8a armata. Le direttive dei comandanti del XV gruppo di armate (prima Alexander e poi Clark) prevedevano che la pressione principale dell'8a armata dovesse essere attuata non attraverso gli acquitrini e gli insidiosi campi minati dell'Argenta Gap, ma verso Massalombarda e Budrio (cioè a nord di Bologna). Questa direzione non presentava campi minati e, con i suoi terreni più compatti, avrebbe permesso l’impiego dei numerosi mezzi corazzati di cui gli Alleati disponevano. Invece McCreery volle mettere in atto un proprio piano: si proponeva di aggirare Argenta da est, attraversando le valli, con anfibi ( i cingolati LVT o «Fantail»). Come riteneva il comando inglese, essi avrebbero potuto illusoriamente «trasformare le valli di Comacchio da ostacolo a strada maestra», contando anche sulla sorpresa che quelle grandi imbarcazioni avrebbero suscitato. 

  In questa scelta interferivano pure questioni di rivalità: McCreery temeva che un suo attacco a nord di Bologna potesse facilitare l'avanzata della 5ª armata americana del gen. Lucian Truscott verso il Po, con il quale avrebbe dovuto dividere il merito della vittoria. Ma le fanterie inglesi rimasero bloccate per cinque giorni a Fiorana (Bando), dove gli anfibi non erano riusciti a superare gli argini di un piccolo canale (la Canaletta di Bando). L'operazione «Impact Royal» fallì nei suoi obiettivi, l'operazione «Impact Slam» fu annullata e l'avanzata fu ritardata, con gravi perdite e distruzioni in tutta l'area. D’altra parte, se la lunga colonna degli LVT (un centinaio) fosse riuscita a proseguire, avrebbe offerto il fianco al fuoco del nemico (il II battaglione del 15° reggimento, 29ª divisione Panzer Grenadier) che attendeva il momento più proprizio per reagire, avendo a disposizione 3-5 carri armati con cannoni da 75, oltre a mortai e mitragliatrici. A quel punto il massacro avrebbe assunto dimensioni assai più gravi, a conferma del fatto che il piano era errato. Quel battaglione era comandato dal capitano Horst Frickinger, poi diventato generale, che ci ha testimoniato di aver controllato in silenzio i movimenti degli anfibi e di aver ordinato di aprire il fuoco solo quando i mezzi, dopo una lunga sosta, ricevettero l'ordine di dirigersi verso la riva.
  Una decisione insensata fu l'impiego dei bombardieri strategici (i Liberator B-24 del «205 Group RAF») lungo l'asse Bastia-San Biagio-Argenta-Portomaggiore. Ai soli bombardamenti notturni parteciparono  264 Liberator, che sganciarono complessivamente circa 700 t di bombe dirompenti e incendiarie. I bombardamenti, con la collaudata tecnica dell’area bombing e con l’impiego di bombe fino a 2000 libbre e di spezzoni incendiari, non potevano recare vantaggi all'avanzata delle truppe, né provocare alcuna diminuzione della capacità combattiva dei tedeschi. In quelle cittadine infatti non vi erano i presunti «concentramenti di truppe», né «depositi di scorte o di munizioni», come affermavano le istruzioni date ai piloti dei bombardieri. Le postazioni di difesa erano dislocate in campagna, ben mimetizzate lungo gli argini dei corsi d'acqua, nè quei bombardamenti potevano intaccare la pericolosità degli estesi campi minati. Nella notte dall’11 al 12 aprile il comando tedesco aveva fatto accorrere in questa zona dal Veneto i due reggimenti della forte 29a divisione, ultima riserva disponibile.
  Gli inglesi dicevano: «safety first»: cioè nelle operazioni essi anteponevano sempre la sicurezza e preferivano l'impiego di materiale (aerei e artiglieria) prima di far avanzare gli uomini. Ma quelle distruzioni non contribuirono a salvare la vita dei soldati: nel cimitero di guerra dell'Argenta Gap sono sepolti 625 caduti del Commonwealth, dei quali oltre 500 deceduti in quella battaglia. Le perdite tedesche ammontarono a circa 400 uomini, che riposano nel cimitero di guerra di Costermano (VR), mentre le vittime civili (morti e feriti) del comune di Argenta furono circa 1000. Nell'Appennino bolognese, gli americani della 5
armata riuscirono ad arrivare al fiume Po il 22 aprile. Precedettero gli inglesi di un giorno, nonostante avessero iniziato l'offensiva cinque giorni dopo, fossero partiti da posizioni più lontane e disponessero di forze nettamente inferiori a quelle degli inglesi. Fu questa una ulteriore dimostrazione che il piano di McCreery era errato. Senza contare che, a protezione di Bologna, erano state create dall'esperto generale Von Senger difese molto valide, con alcune delle migliori divisioni tedesche.
  Per concludere, nella primavera del 1945, lo scontro decisivo stava avvenendo in Germania, non in Italia, dove la battaglia finale poteva essere vinta anche senza sparare un colpo, con appena qualche giorno di ritardo. Ma in Italia non si potevano lasciare intatte le armate di von Vietinghoff, le quali avrebbero potuto un giorno ricreare la leggenda dell’invincibilità tedesca. La decisione corretta di annientare nella pianura padana le forze del gruppo d’armate “C”, venne realizzata da McCreery secondo un piano inutilmente complicato ed errato, che comportò ritardi di diversi giorni nella corsa verso il Po, numerose vittime civili e militari, oltre a immotivate distruzioni. Tuttavia a chi vince una battaglia, per di più l’ultima di quella guerra, non si ha il coraggio di chiedere conto degli errori commessi.






  The battle of the Argenta Gap (1-19 April 1945) is mentioned in all histories of the Italian campaign and marked the spring offensive of the 8th British Army. The author of this book, after years of archive research, interviews with veterans of both armies and testimonies from survivors, describes in details the background and the events of this battle.
  During the winter months the German troops in Italy had reinforced their defences, based in the west on what was left of the Gothic Line (from the Ligurian Sea, along the Apennines, to the valley of the river Senio), in the east on the Genghis Khan Line (from the Adriatic along the Reno, Senio and Idice rivers). To consolidate this latter front, the so-called Argenta Gap had been created, the name by which the British forces referred to the area lying between the Comacchio marshes and the Marmorta marshes, along the river Reno and main road n.16. Since the autumn of 1944 the Germans had closed down the pumping stations used for land reclaim, so the low grounds were flooded and the higher areas turned into minefields. In this way, through Argenta, a narrow gap to the North was created which was difficult to break through.
  One may wonder: why did the commander of Army Group C, General von Vietinghoff, leave his divisions to defend the Senio line, knowing that this decision would have led to certain defeat? One may also ask: why did General McCreery, in the presence of a more plausible alternative, decide to direct the attack through the Argenta Gap, one of the strongest points of the Genghis Khan line of defence?
  As Moretti writes, two astounding errors preceded this battle. The first was committed by the Germans: both Kesselring and von Vietinghoff, aware of the danger their troops were running, requested from General Headquarters (OKW) greater flexibility in conducting operations, in order to prepare the retreat to the north of the river Po. Hitler, however, demanded the defence of every inch of land, thus condemning his divisions to a disastrous defeat. The second error was committed by McCreery, commander of the 8th British Army. He took no heed of the opinion of, first, Alexander and then Clark, who thought that the main offensive should have been made not through the marshlands and minefields of the Argenta Gap, but further west, along the Massalombarda-Budrio line. This direction would have allowed for use of their superior armoured vehicles and a more rapid advance. 

  McCreery wanted to carry out his complicated plan which consisted of by-passing Argenta from the east with fleets of tracked amphibious vehicles (LVT).These proved to be unsuitable for the muddy shallows of the marshlands and were unable even to get over the banks of a small canal at Fiorana (Bando): here a strong garrison of the 29th Panzer Grenadier division destroyed about 15 vehicles and held up for five days the infantry of the 56th division, leading to the failure of the Impact Royal operation. On the other hand, if that column of LVTs (about one hundred) had succeeded in getting through, it would have offered its flank to enemy fire, which had at its disposal, at Fiorana, three-five tanks with 75 mm cannons, so there would have been an even greater massacre, confirming that the plan was unfeasible.
  In the author’s opinion, a senseless decision was made in the tactical use of strategic RAF bombers along the axis of Bastia-Argenta-Portomaggiore, where, during night-time bombardments, about 700 tonnes of explosive bombs and firebombs were dropped, leading to destruction amounting to 75-80% and dozens of deaths. In these towns there were no presumed «troop concentrations» nor «supply and ammunition dumps»: the defence positions had been constructed in previous months in the countryside and along the banks of the waterways. Such bombardments could not affect the peril of the minefields or the flooded land, nor could they break the communication line with the front as there were alternative roads. If the battle of the Argenta Gap was a historical event, this was due to the strength of the 29th division: despite arriving late on the battlefield, with its available armoured vehicles and the determination of its men, it was able for some days to halt the advance of the 8th British Army.
  On the front of the 5th Army, the Americans, once they had overcome the substantial defences of the Apennines, reached the Po on 22 April, one day ahead of the English, in spite of the fact that they had started the offensive five days later, setting out from positions further away and clearly had fewer forces, this being a further demonstration that the plan of McCreery was a mistake. In the war cemetery of the Argenta Gap, set up by the English in this town on the spot where, on 19 April, the battle ended victoriously, 625 soldiers of the Commonwealth are buried, of which about 500 died in the battle thus named. The Germans suffered about 400 losses, buried in the war cemetery of Costermano (VR), while the civilian victims (died, wounded, missing) of the Argenta Gap amounted to about 1000. This book received favourable reviews in the press and leading journals of military history.

Recensioni

  Il nuovo Corriere Padano, giugno-luglio 2005. 
L’autore del libro, Rino Moretti, con un lungo e meticoloso lavoro di ricerca, dipinge con efficacia e realismo il quadro dell’ultima battaglia della campagna d’Italia.

  Rivivere la Storia, luglio-agosto 2005. 
È un libro da leggere perché l’Argenta Gap è su tutte le cartine militari della seconda guerra mondiale. Strategie, errori e ricordi dei sopravvissuti, per conoscere una pagina fondamentale del conflitto in Italia.


  Panorama Difesa, agosto-settembre 2005. 
Il libro è ben strutturato, ricco di informazioni eppure mai noioso. Si fa particolarmente apprezzare l’uso alternato delle fonti cartacee e di quelle orali – raccolte dallo stesso autore – che danno grande efficacia alla narrazione, oltre a essere il modo migliore di raccontare la storia. Il racconto della battaglia occupa le prime 216 pagine (bellissimo l’ultimo capitolo "Politica e strategia"), mentre le restanti, quasi la metà dell’intero volume, sono riempite da ben 11 appendici, una dozzina di cartine, 8 pagine di foto fuori testo, un glossario molto utile e la nutrita bibliografia. In definitiva, un lavoro eccellente destinato a rimanere e che per questo si fa perdonare il prezzo.


  Storia & Battaglia, settembre 2005. Nelle ultime fasi della campagna d’Italia, la stretta di Argenta rivestiva un ruolo importante sulla strada per Venezia e il Nord, dato che il fronte si sviluppava in quell’area fra paludi e campi minati difficili da superare. Quelle drammatiche settimane sono illustrate con precisione e dovizia di particolari, per quanto riguarda i militari impegnati in questi duri scontri, ma anche riguardo al ruolo della popolazione civile, che si trovò in mezzo ai due fuochi.

Aeronautica &Difesa, settembre 2005. 
La battaglia finale di questa campagna fu lo scontro per il passaggio della strozzatura che gli inglesi chiamarono Argenta Gap. A questo tema si è dedicato Rino Moretti che, interessato da sempre alla storia della sua città, ha voluto scrivere questa approfondita e circostanziata analisi della battaglia nella quale la cittadina emiliana rimase distrutta per oltre il 70% ed ebbe quasi 1.000 morti. Il suo approfondimento è notevole, con una dozzina di cartine e molte tabelle riassuntive della composizione delle forze in campo. La battaglia di Argenta, infatti, negli ultimi giorni dell’aprile 1945 vide contrapposte ingenti forze degli Alleati, dei tedeschi e degli italiani. Il libro di Moretti è assolutamente consigliabile a chi voglia un’informazione completa delle vicende italiane nella Seconda Guerra Mondiale.


  Storia Militare, ottobre 2005. 
L’autore di questo volume si è avvalso non solo di una vasta bibliografia sull’argomen­to, ma ha svolto anche approfondite ricerche d’archivio, affiancate da interviste a testimoni dei fatti narrati, per arrivare a esporre in modo dettagliato ed esauriente un’operazione militare complessa quale fu quest’ultima "spallata" degli Alleati alle forti difese tedesche sul fronte italiano. Un’opera, nel suo complesso, ben strutturata e di sicuro interesse per gli studiosi e gli appassionati di storia militare.

  Rievocare, novembre-dicembre 2005. Il resoconto della battaglia dell’Argenta Gap è fatto in modo esauriente e comprensibile, con un uso alternato da parte dell’autore Rino Moretti, originario di Argenta e quindi legato sentimentalmente ai luoghi dove si svolse la battaglia, di fonti documentarie e di ricordi di testimoni. Si segnala l’ultimo capitolo, "Politica e strategia", come importante analisi della tecnica difensiva attuata da Kesselring nella campagna d’Italia, gli errori commessi dai comandi anglo-americani e il progressivo spostamento del baricentro decisionale dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti. Completano il libro 11 appendici, una dozzina di cartine, 8 pagine di foto, un glossario e la nutrita bibliografia.

  La Nuova Ferrara, 31 gennaio 2006. 
Argenta fu distrutta inutilmente. «Fu un’inutile dimostrazione di forza: il fatto è che il generale Richard McCreery era incapace di formulare un piano che con il minimo di vittime e distruzioni conseguisse una vittoria che, vista l’enorme sproporzione delle forze in campo, era già certa». Queste considerazioni Moretti le ha scritte nel suo libro Argenta Gap, l’ultima battaglia della campagna d’Italia, aprile 1945.


  La Libreria Militare, aprile-giugno 2006. 
Viene descritto l’ultimo scontro campale della campagna d’Italia prima del collasso finale del fronte. Le vicende sono ricostruite sulla base di una copiosa documentazione ufficiale e numerosi vividi ricordi di reduci e abitanti di quei luoghi. Un piccolo inserto fotografico e una dozzina di mappe completano l’iconografia, mentre l’apparato di note e quello bibliografico è imponente.


  Tecnologia&Difesa, luglio 2006. 
E’ sbagliato ridurre la campagna d’Italia a momenti importanti, ma non definitivi, quali la resistenza dei parà tedeschi a Cassino nel ’44 sulla Linea Gustav e lo sfondamento della Linea Gotica da parte degli alleati nel ’45. (…) Né si deve pensare alla Linea Gotica (chiamata dai tedeschi Grüne Linie, linea verde) come a un’unica trincea fortificata che correva sul crinale appenninico, dal Tirreno all’Adriatico. La Grüne Linie, come ebbero modo di sperimentare a loro spese gli Alleati, era composta da più linee difensive, articolate oltre che sui rilievi appenninici anche lungo i fiumi quali il Senio e il Santerno e su sbarramenti difensivi in pianura. Il complesso sistema si basava – in linea con quanto già fatto fin dal ripiegamento dalla Sicilia nel 1943 – sull’attuazione di una strategia difensiva su più linee, che dovevano servire a contrapporre alla superiorità in mezzi e uomini degli Alleati, la maggior capacità dei tedeschi di sfruttare le caratteristiche geografiche della penisola.

Come scrive Rino Moretti, ancora una volta la Wehrmacht dette prova di maggior duttilità, soprattutto a livello dei quadri di comando intermedi, ufficiali e sottufficiali, rispetto ai rigidi schemi operativi adottati dalle unità alleate durante l’avanzata in Italia. Infatti il soldato tedesco era addestrato a combattere secondo la Auftragstaktik (tattica dell’incarico), al contrario della Befehlstaktik (tattica dell’ordine) degli Alleati. La battaglia dell’Argenta Gap, così venne chiamata dagli inglesi, fu l’ultima della campagna d’Italia e ne costituisce l’ennesima riprova. Gli esperti uomini della 29ª divisione Panzer Grenadier tennero inchiodati per ben cinque giorni i fanti della 56ª divisione inglese, permettendo alle colonne dei feriti e alle unità tedesche in ripiegamento di attraversare il Po con mezzi di fortuna, a pochi giorni ormai dalla fine della guerra.

  RID Rivista Italiana Difesa, settembre 2008. 
Un libro importante per conoscere una battaglia poco nota sul suolo del nostro Paese, che mise a confronto gli Eserciti ma anche gli Italiani dei due schieramenti. E allora il volume è divenuto anche un tassello nella ricomposizione della nostra memoria storica, che non deve dimenticare né emarginare nessuna delle sue componenti.

R. Moretti, Giocare a scacchi è facile. Appunti per muovere i primi passi, Associazione Pro Loco - Gruppo Scacchistico, Argenta, 1993, pp. 92.

Questa pubblicazione trae origine dal corso di scacchi tenuto durante l’anno scolastico 1992-93 alle insegnanti delle scuole Elementari di Argenta. È stata scritta per coloro che provano curiosità per questo gioco ma ne sono prevenuti ritenendolo troppo difficile e superiore alle loro capacità. Lo scopo era di offrire un primo approccio ai giovani e ai neofiti, nella speranza che sentissero poi il bisogno di passare allo studio più impegnativo dei manuali e delle riviste specializzate.

R.Moretti, Ricettario, caratteristiche merceologiche delle farine per panificazione e dolci, tecnica del loro impiego, Sima, Argenta, 1986, pp. 64.
In questo libretto, scritto per la Sima (Società Industria Molitoria Argentana) e distribuito ai clienti utilizzatori di farine, sono riportate le caratteristiche di legge delle farine, le analisi per darne un giudizio qualitativo, gli ingredienti impiegati nella produzione del pane. Vengono fornite numerose ricette per i vari tipi di pane, dolci e altri prodotti da forno.


R. Moretti, Argenta, pianta del capoluogo, indice toponomastico, dati statistici, indirizzi di interesse generale, cenni storici, monumenti e opere d’arte, oasi di Campotto, Pro Loco, 1983, pp 30.

Si tratta di due pieghevoli (in uno la pianta a colori del capoluogo con i dati essenziali, nell’altro le informazioni di carattere più generale), curati dallo studio pubblicitario Unoteam di Ferrara, che la Pro Loco fece stampare in alcune migliaia di copie. Fu uno sforzo economico considerevole ma molto apprezzato, la prima guida a grande tiratura di Argenta.

R.Moretti, Il restauro e il recupero integrale del complesso S. Lorenzo - Cappuccini nella prospettiva della creazione di un centro culturale polivalente ad Argenta (con lettere e una documentazione fotografica, 1980), pp. 30, dattiloscritto.

Con questa relazione venne sostenuta l’opportunità di un restauro del convento dei Cappuccini - chiesa di S. Lorenzo, in grave stato di abbandono, per farne un centro polivalente per attività culturali. Tale soluzione era ritenuta più logica e funzionale rispetto alle alternative prese in considerazione in quell'epoca: il fabbricato della Cassa di Risparmio (della quale era prevista una nuova sede in centro), il palazzo di proprietà comunale in via Matteotti (divenuto poi sede della Pretura e della Pro Loco), un ampliamento del Cinema Teatro Moderno. La soluzione qui prospettata venne scelta e resa esecutiva dal sindaco prof. Silvia Barbieri.


Argenta, note storico turisticheR. Moretti, in collaborazione con L. Moretti, A. Meloncelli, G. Ruvioli, Pro Loco, 1978, pp. 60.


Questa guida è stata pubblicata dalla Pro Loco, a dieci anni dalla sua costituzione, ed è il frutto della collaborazione di un gruppo di persone coordinate da R. Moretti. Gli autori si sono documentati su diversi aspetti di Argenta: storici, artistici, economici, turistici, per offrire una guida a quanti desideravano conoscere la nostra città e le sue bellezze artistiche e naturali.

Chiesa di S. Domenico e catalogo delle opere della Pi­nacoteca comunale di Argenta, a cura di R. Moretti, Comune di Argenta, 22 maggio 1975, pp. 9, ciclostile.

In occasione dell’inaugurazione della Pinacoteca nella nuova sede di S. Domenico, da poco restaurata, venne preparata questa guida da offrire ai visitatori.

Rino Moretti, La Pieve di S. Giorgio di Argenta, Pro Loco, Argenta, 1973, pp. 22.
La Pieve di S.Giorgio (VI sec) può considerarsi la più antica chiesa della provincia di Ferrara. Nel dopoguerra si trovava in completo abbandono, col tetto rotto in più punti. Alla fine del 1949 alcuni amici (Leo Battaglia, Giorgio Fiorentini, Rino Moretti), con l'aiuto dell'Arciprete mons.Giovanni Zalambani, raccolsero una somma che permise un intervento al coperto. Nel 1951, per iniziativa dell’Arcivescovo di Ravenna S.E. Salvatore Baldassarri e dalla Soprintendenza ai Monumenti di Ravenna, si ottenne uno stanziamento del Genio Civile che consentì i primi lavori di restauro. Nel 1973 una raccolta di fondi fra gli Argentani, promossa dalla Pro Loco, permise di alzare la quota del terreno attorno alla chiesa di circa 40 cm, di recintare il piccolo parco dotandolo di piante e panchine, di porre due sbarre di ferro agli accessi. A conclusione di tali lavori fu pubblicata la presente guida, di carattere schiettamente divulgativo: aveva l'intento di diffondere la conoscenza di questa antica chiesa «assecondando l'impegno dell'Amministrazione comunale nel valorizzare il patrimonio artistico di Argenta». La Pro Loco si augurava che potesse «suscitare negli Argentani un maggior interesse e una attenta vigilanza per questo monumento, sopravvissuto alle distruzioni del tempo e degli uomini, preziosa testimonianza artistica e religiosa della loro città».


Note sul patrimonio artistico di Argenta, a cura di R. Moretti, Pro Loco Argenta, 1968, pp. 9, ciclostile.

Gli anni della ricostruzione del dopoguerra erano ormai alle spalle. Queste note vennero scritte l’anno dopo la costituzione della Pro Loco, quando si avvertiva la necessità di offrire ai cittadini di Argenta una pubblicazione che facesse meglio conoscere il patrimonio artistico della loro città. Utilizzando i testi citati in bibliografia, questo era il primo elenco scritto nel dopoguerra delle opere della Pinacoteca e dei più importanti monumenti di Argenta, con alcune note critiche.